Piacenza, teatro Municipale, 11.10.19

Genrosso, v. 2.0 reloaded

di Marco Vani. Per chi, come me, ha avuto per anni la ventura di seguire abbastanza da vicino carriera ed evoluzione di questo inusuale gruppo musicale e di performing arts, lo spettacolo al Teatro Municipale di Piacenza dell’11.10.2019 non poteva non essere che una (inattesa) sorpresa.

Dopo anni di successo, anche e non solo negli ambienti del Christian rock, questo gruppo ha saputo reinventarsi in una maniera sorprendente, coinvolgendo in un progetto educativo i giovani delle città che visitano.

Indubbiamente, la stessa essenza di Genrosso, che non ha artisti fissi e che quindi si evolve abbastanza in fretta (in cinquant’anni di attività la formazione ha visto passare più di duecento componenti), non permette di ricercare eccezionali sonorità o vocalismi, ma conserva una originalità e una fedeltà – mai perduta – al messaggio originale che proviene nientemeno che da Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari.

La musicalità e le tecniche sono quindi forgiate su quelle dei componenti, che hanno, in collaborazione con 130 studenti delle scuole superiori di Piacenza, con cinque performance groups dato vita ad uno spettacolo di livello dignitoso, lontano dalle sonorità “parrocchiali” a cui certi gruppi di Christian rock, non solo italiano, ci hanno abituato, anche se ben lontano dagli “splendori” degli anni ‘90.

Il pubblico in sala era molto eterogeneo, adolescenti, adulti ed anziani, oltre a forse ad alcuni, che come me, speravano di rivivere le atmosfere “anni ’90” del Gruppo.

Tra gli addetti ai lavori resta comunque la domanda di come “Genrosso” abbia potuto lasciarsi trascinare in una brutta storia di cinquant’anni di diritti d’autore registrati in SIAE e corrisposti a prestanome, o solo ad alcuni dei reali autori, fatto che potrebbe essere causa di responsabilità penali.

Viste la grandezza e profondità del messaggio trasmesso, stupisce anche la vertenza che vede Genrosso e “BAM International” in un’aula di tribunale, per cercare di appianare una lite che al suo centro vede i diritti d’autore di certi brani, tra cui la famosissima “Resta qui con noi”.

Nonostante il già citato livello tecnico tanti sono rimasti però colpiti dalla loro musica, che lascia un messaggio dentro: quello che, come il libretto di sala dice, è “un fil rouge che caratterizzerà tutto il concerto: l’Amore è il DNA di ogni persona.

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